
La mummia sulla E 80th Street (Photo by M.Nigra)
L’Upper East Side è un quartiere che occupa la parte orientale di Manhattan, tra il Central Park e l’East River. Al decimo piano di un condominio nell’E 80th Street c’è l’alloggio dove ho affittato una camera per due settimane. Questa mattina, vicino all’angolo con la Fifth Avenue, ho incontrato una mummia. Avvolta in bende grigiastre, fissa i passanti con occhi vuoti. Dietro il vetro di una finestra un teschio spalanca la bocca in un sogghigno osceno. Uno zerbino informa puntiglioso che questo è il numero civico 7 di E 80th Street, mentre al di sopra dondola una testa mozzata. Per completare il quadro, uno scheletro pende da una porta rossa. Non è il set di un film dell’orrore, sono i fantasiosi allestimenti per la festa di Halloween, la notte delle zucche illuminate. Un bell’esempio di humour nero.

7 E 80th Street, Upper East Side, New York (Photo by M.Nigra)
Quando arrivi nella Fifth Avenue, la grande arteria che divide a metà Manhattan, non c’è traccia dei negozi di lusso che l’hanno resa famosa nel mondo. Per trovarli bisogna attraversare ventuno isolati, camminando lungo il lato orientale di Central Park fino al suo termine. So bene che un abito di Versace o una borsetta di Gucci possono essere letti come un’opera d’arte visiva, però non hanno la ricchezza simbolica di una scultura, non stimolano l’immaginazione come fa un dipinto o una fotografia. Così preferisco soffermarmi davanti a una scultura collocata nel Doris C. Freedman Plaza, un’area alla fine di Central Park. Our Starry Night è un’installazione in alluminio punteggiata da millenovecento Led luminosi. Un’apertura permette il passaggio attraverso l’opera. Quando una persona varca la porta, un metal detector all’interno della struttura entra in funzione ed accende un certo numero di Led in base alla quantità di oggetti metallici che ciascuno porta con sé. I Led si attivano nel momento del passaggio e il disegno luminoso sulla superficie è visibile solo agli osservatori esterni. James Yamada, a cui il Public Art Fund ha commissionato l’opera, vuole farci riflettere sulla proliferazione e l’invasività dei sistemi di sorveglianza e controllo, che sempre più rappresentano una minaccia per la privacy individuale. Un’altra chiave di lettura, secondo me, è considerare il lavoro di Yamada come una macchina che mostra ai passanti una sequenza infinita di disegni luminosi sempre diversi. Ognuno di essi, come suggerisce il titolo dell’opera, è la Nostra Notte Stellata.

James Yamada - Our Starry Night, 2008 (Photo by M.Nigra)
Lungo la Fifth Avenue vedi subito chi non è del posto. I turisti si fanno riconoscere perché spesso guardano all’insù, irresistibilmente attratti dai grattacieli. È un’attrazione emotiva, che prescinde dalla conoscenza dei canoni architettonici. Lo stile dell’edificio, i materiali impiegati per la sua costruzione, il nome dell’architetto che l’ha progettato sono dati da ricercare in un momento successivo a quello dello sguardo. Trovarsi alla base di un grattacielo non è come vederlo in fotografia. Le sensazioni che ti colgono sono di forte intensità, simili per certi aspetti a quelle suscitate da una montagna. Un misto di ebbrezza, vertigine, ammirazione, rispetto e timore. Tutto questo ho provato quando ho visto il GE Building (30 Rockefeller Plaza, tra W 49th e W 50th), un grattacielo alto 256 metri. La torre immane sembra toccare il cielo sopra il Rockefeller Center.

GE Building, 1933 - New York (Photo by M.Nigra)
Ad oltre settant’anni dalla sua costruzione, il GE Building è sempre inserito nella lista dei 100 edifici più alti al mondo. Alla sua base, alcuni pattinatori cercano di emularne l’eleganza scivolando leggeri sul ghiaccio. Un’altra sfida alla forza di gravità.

I pattinatori di Rockefeller Plaza (Photo by M.Nigra)
Nel punto in cui Broadway attraversa diagonalmente Fifth Avenue c’è Madison Square Park. Un bel posto per riposarsi su una panchina, ma nulla di più. L’elemento di rilievo nel paesaggio circostante è un edificio triangolare, che come una lama di coltello separa Broadway e Fifth Avenue. Rispetto ai giganti nei dintorni non è molto alto, appena ventidue piani, ma gode di una posizione invidiabile. Isolato, dalla sagoma snella e inconfondibile, domina un crocevia nevralgico. Con la stessa nettezza di un coltello nel burro separa due mondi, le luci ammiccanti dei teatri dalle grandi vetrine delle multinazionali del lusso. È il Flatiron Building (175 Fifth Avenue), il più antico grattacielo di New York. Il nome evoca l’immagine del ferro da stiro, ma non faccio fatica a vederlo come la prora di un transatlantico che solca i flutti di cemento.

Flatiron Building, 1902 - New York (Photo by M.Nigra)
I negozi dei grandi stilisti sono alle mie spalle. Fifth Avenue attraversa il piccolo Flatiron District poi si dissolve tra gli alberi di Washington Square Park, nel cuore di Greenwich Village. Qui respiri un’aria diversa, le risposte a molte domande soffiano nel vento del cambiamento e della ribellione. Ogni angolo di strada restituisce le voci di Bob Dylan e Joan Baez, sui marciapiedi del Village scorrono per sempre le parole di Allen Ginsberg e William Burroughs. Ma quell’età dell’oro ha lasciato un’eredità di luci e ombre. Una di queste ultime si annida all’interno di East West (78 Fifth Avenue all’angolo con 14th Street), un centro New Age dove la spiritualità si vende sugli scaffali. Intendiamoci, se cercate un libro su una tecnica meditativa o volete frequentare un corso di yoga questo è uno dei posti migliori di New York, ma se leggete il loro calendario dei seminari vi si rizzano i capelli in testa. Una perla fra tante è il workshop del 18 ottobre, dove con una modesta somma di 20 $ i partecipanti potranno ricevere preziosi consigli su come affrontare la crisi che ha affondato Wall Street e i mercati di tutto il mondo. L’incontro è condotto da Sha `La Lightwolf (Lupo Leggero), una nativa americana che “possiede il dono della seconda vista”. Autrice dell’autobiografia Led by Spirit (Guidata dallo Spirito), Lupo Leggero dice che ha contatti diretti con molte entità, tra cui Gesù, Maria, Geronimo e Toro Seduto. Nel corso dell’evento, “uno o più di questi spiriti potrà manifestarsi e rispondere alle domande poste dai partecipanti”. Mi chiedo: come reagirebbe il grande capo Toro Seduto se tra i presenti vi fosse un discendente del Generale Custer? Esco dal negozio trattenendo a fatica le risate.

Copertina di Led by Spirit, di Sha La Lightwolf
Per celebrare le gioie di questo mondo vado in un posto dove trionfa la materia. Food Depot (138 Fifth Avenue, tra 18th e 19th St., tel. 212-6270361) è un tipico Deli di New York. Il nome Deli è il diminutivo di Delicatessen che, in America, indica un locale self-service dove è possibile consumare specialità di molte cucine del mondo. Qui la scelta è vasta: salad bar, gastronomia, sushi bar e mongolian barbecue, una grande piastra circolare dove i cuochi grigliano gli alimenti scelti dal cliente. Incuriosito da un menù di undici pagine, faccio un rapido calcolo sul numero dei panini offerti: sono 104, senza contare le possibili varianti. Dalla sezione Vegetarian Gourmet Sandwiches ordino il n° 3: salsa di fagioli neri, peperone arrostito, un hamburger vegetariano e insalata verde mista dentro una pita. Preparato sul momento e servito caldo, questo panino non coinvolge solo il gusto. Mentre lo afferri cercando di venire a patti con le sue dimensioni, piccoli fagioli neri ti colano sul mento e una foglia di lattuga ti rinfresca la palma della mano.